La consapevolezza che tutte le cose seguano strutture ordinate, non ci siano elementi casuali nella materia, ha portato a credere che anche la più semplice traccia o il più elementare dei segni non possa esistere per puro caso e/o senza un significato, ma piuttosto che è chi osserva a non riconoscerne nitidamente la causa, l’origine di tale “disegno”. La ragione può essere trovata, a livello subconscio, nel fatto che siamo cresciuti sotto l’impressione di immagini primarie e di schemi che hanno tenacemente influenzato la nostra visione e la nostra immaginazione.
Come professionisti della comunicazione che vivono in un’epoca dove non solo esistono innumerevoli sistemi per rendere il pensiero visibile, ma tra i quali è facile perdersi nella ricerca di qualcosa che sia veramente unico e memorabile, minimale ma non minimalista, che sia in grado di esprimere in maniera decisa e chiara ciò che vogliamo comunicare senza togliere spazio alla fantasia, abbiamo deciso di volgere la nostra attenzione a ciò che nel nostro lavoro sicuramente può essere definito un archetipo: il punto. Non è un caso che Euclide l’avesse definito come un’entità invisibile, un concetto astratto, il principio di ogni cosa ma anche elemento di incontro e di giunzione.
In termini squisitamente grafici il punto è un elemento materiale che rappresenta la più piccola unità grafica, l’atomo di ogni espressione, il primo nucleo del significato di una composizione, l’origine di ogni opera. Ed è per questo che nel dover scegliere un elemento che potesse identificare il nostro lavoro, la nostra tenacia, la nostra continua attenzione all’evoluzione della comunicazione e alle sue innumerevoli possibilità, abbiamo scelto non un punto, ma “il punto”; perché se c’è qualcosa, un’idea, uno zenit da cui vogliamo iniziare una nuova fase di osservazione del mondo, di ciò che ci attende con rinnovato entusiasmo, non ce n’è uno migliore di questo.